L'ARTE DI KINTSUGI: RINASCERE PER NON DIMENTICARE Ecosalute

L'ARTE DI KINTSUGI: RINASCERE PER NON DIMENTICARE

Cosa fai quando un vaso o un qualunque altro oggetto cade e si rompe in mille pezzi? Di solito, si buttano i ciocci senza pensare minimamente ad un’alternativa. Buttare tutto è più facile ma provoca tristezza. Si perde, si nasconde l'oggetto rotto e forse si dimentica. 

In Giappone no! I cocci si riparano, proprio come le ferite dell’anima.

 

Abbiamo tanto da imparare dalla cultura asiatica che ci insegna come fare tesoro dei periodi di tristezza e incertezza e come possa esserci sempre una rinascita positiva da qualcosa che sembrava terribile e insanabile. L’arte del Kintsugi ci illustra che quando un vaso di ceramica si rompe, dopo la sua riparazione, sarà ancora più bello e prezioso di quando era integro e apparentemente “perfetto”. Sarà un pezzo unico, inimitabile nella sua realizzazione.

Secondo la leggenda, la nascita del Kintsugi risalirebbe intorno al XV secolo, quando alcuni artigiani giapponesi, nel tentativo di riparare l’amata tazza da tè di Ashikaga Yoshimasa, allora comandante dell’esercito giapponese, si resero conto che sarebbe stato impossibile eseguire la riparazione nascondendo le crepe della ceramica. Inventarono allora un metodo singolare: utilizzare polvere d’oro per dare risalto e brillantezza a quei segni – invece di tentare di nasconderli – rendendo la tazza ancora più pregiata e, certamente, unica nel suo genere.

Così come i cocci rotti possono essere messi insieme e formare un oggetto nuovo e unico, così le ferite personali possono essere risanate e superate.

Di solito, usando la metafora dei ciocci, si tende appunto a nascondere il dolore e gli stati negativi, così come a buttare i ciocci rotti, segno di disordine e disfatta. Ma se ci pensiamo bene, le difficoltà della vita, le sofferenze della psiche, non si superano annullandole o nascondendole come se nulla fosse accaduto, ma imparando a trarre insegnamento da esse, sfruttandone le potenzialità che possono renderci persone nuove e a volte migliori di prima. 

 

Questa pandemia è l'esempio forse più lampante che si possa fare per mettere in pratica gli insegnamenti dell'arte giapponese: la morte, il dolore, la sofferenza creati non devono essere dimenticati. La forza degli abbracci e l'importanza delle relazioni sociali è ciò che per decenni abbiamo trascurato dando precedenza alle folli corse per il migliore traguardo lavorativo, per il proprio successo personale. Quando ci è stato proibito di abbracciare, di uscire, di tenere stretta la mano di qualcuno, allora abbiamo capito quale valore avessero queste "cose" che avevamo spezzato nel corso degli anni per favorirne altre: il lavoro, il successo, l'egoismo. I ciocci devono essere riparati, ricordate? Ora che si sta cercando di tornare alla normalità - ma quale normalità?- bisogna applicare l'arte asiatica: rinascere in una nuova forma, questa volta più amichevole, più cordiale, meno frettolosa, usare un po' di colla e polvere d'oro o d'argento per unire i ciocci rotti. Adesso siamo persone nuove, pronte all'abbraccio, quello vero e non quello fatto di corsa. Siamo pronti per rinascere tutti uniti in un'unica grande corsa, quella fatta verso il benessere e la serenità. 

 

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Servono solo ciocci e colla dorata per trasformare un oggetto rotto di ceramica in un'opera d'arte.

Quali sono i passaggi?

- in una ciotola mescola insieme la colla epossidica biocomponente senza solventi con la polvere acrilica dorata.  

- applica la crema sui margini dei ciocci e metti insieme i pezzi mancanti tenendoli in posizione per qualche minuto (attenzione che la colla dorata fuoriuscirà dai bordi)  

 

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