Unica superstite delle Ginkgoaceae, piante molto diffuse nell’Era Mesozoica, oltre ad essere presente sulla Terra da più di 200 milioni di anni è una pianta estremamente longeva, capace di raggiungere i 1000 anni di vita, ed estremamente resistente alle condizioni ambientali, tanto da meritare l’appellativo di “albero della vita”.
La pianta
Si tratta di un albero grande e maestoso (raggiunge anche i 30 m), con foglie dalla forma a ventaglio di un colore verde, brillante e vivace, che in autunno assumono una colorazione giallo-oro. Il Ginkgo biloba è una gimnosperma e per questo non presenta dei fiori, ma possiede delle squame modificate dentro le quali sviluppano i frutti e i semi.
È originaria dell’Asia, in particolare della Cina e del Giappone, dove fin dalla preistoria ricopriva intere aree formando vere e proprie foreste.
Proprietà
Tra le proprietà più importanti del Ginko biloba, la principale è senza dubbio quella di stimolare le funzioni cerebrali.
Tale capacità rimanda alla forma e al nome della pianta stessa: è infatti chiamata “biloba” proprio per la forma bilobata delle sue foglie, ossia ripartite in due lobi, proprio come il cervello. Perfino le nervature delle foglie ricordano molto la forma e la disposizione delle fibre nervose del cervelletto.
Le evidenze scientifiche accumulate fino ad oggi dimostrano come l'estratto di questa pianta abbia un effetto positivo sulla circolazione sanguigna, in particolare a livello cerebrale: tale attività è associata al potenziamento della trasmissione tra neuroni, che nel sistema nervoso centrale è connessa ai processi mnemonici. Infatti, per la capacità di favorire una corretta distribuzione di ossigeno e glucosio al cervello attraverso il sangue, il Ginko biloba incrementa l'acuità mentale, la concentrazione, la memoria a breve termine, e le facoltà cognitive.
Per questo spesso viene utilizzato contro i disturbi della memoria e per le condizioni che, soprattutto durante la terza età, sono associate alla riduzione del flusso di sangue al cervello (come mal di testa, vertigini, acufeni, difficoltà di concentrazione e disturbi dell'umore).
Non a caso l’EMA (European Medicines Agency) riporta l’uso consolidato dell’estratto di foglie di Ginkgo come sostegno alla memoria e alla concentrazione.
Per questo motivo è una pianta particolarmente indicata per gli studenti o per chi è sottoposto a un intenso sforzo mnemonico o mentale
Il meccanismo d’azione con cui vengono favoriti i processi cerebrali è documentato da diverse ricerche in modelli in vitro e animali: tali studi hanno dimostrato che l’azione neuroprotettiva e neurostimolante del Ginkgo è dovuta anche ad una vasodilatazione promossa dal rilascio di monossido d’azoto e dall’inibizione dell’enzima di conversione dell’angiotensina.
Il principale composto bioattivo a questo scopo è un terpene chiamato ginkgolide B, che è in grado di attraversare la barriera ematoencefalica; tale molecola è inoltre in grado di inibire il meccanismo dell'aggregazione piastrinica: questo previene la formazione di trombi nei vasi sanguigni, oltre a regolare la permeabilità capillare, migliorando l’irrorazione dei tessuti
Contiene anche polifenoli e flavonoidi che contrastano la formazione di radicali liberi e migliorano ulteriormente la circolazione sanguigna, agendo da vasoprotettori. Il Ginko biloba migliora infatti il microcircolo specialmente in pazienti anziani, la fluidificazione del sangue e l’elasticità delle pareti dei vasi.
Curiosità
La parte interna del seme, nonostante l’odore sgradevole quando il frutto è maturo, è commestibile dopo la torrefazione. In Asia viene considerato un ingrediente prelibato e rientra nella preparazione di diversi piatti della cucina tradizionale cinese come, ad esempio, il congee (una sorta di denso budino di riso).
Il seme del Ginkgo è utilizzato anche nella cucina nipponica: si consuma come contorno, oppure si impiega per la preparazione del chawanmushi, una sorta di budino salato che si serve come antipasto.
Un po' di storia
La storia documentata del Ginko biloba iniziò ufficialmente nel 1754, quando una spedizione botanica trovò in Cina delle piante sopravvissute a diverse ere geologiche. Alla notizia il mondo scientifico entrò in fibrillazione e i più importanti orti botanici fecero a gara per assicurarsi un esemplare di questo fossile vivente. In Italia fu l’orto botanico di Padova ad assicurarsi il primo Ginkgo biloba, che è tutt’ora vivente e gode di ottima salute.
Il più alto portento del Ginko si ebbe però alla fine della Seconda guerra mondiale. In seguito alla bomba di Hiroshima furono incalcolabili i danni all’uomo, alle infrastrutture, alla flora e alla fauna, specie quelli che si trovavano nelle immediate vicinande. Sei esemplari di Ginkgo biloba in prossimità dell’ordigno (uno a soli 800 metri) vennero travolti dall’esplosione: ne restò solo lo scheletro carbonizzato. Dopo qualche anno però, proprio da queste si originarono nuovi germogli. Oggi i sei guerrieri sono ancora lì, sani, orgogliosi e protesi verso il cielo a gridare tutta la loro forza.
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