PAROLA ALL'ESPERTO: LE PIANTE AMICHE DEL FEGATO Ecosalute

PAROLA ALL'ESPERTO: LE PIANTE AMICHE DEL FEGATO

Il Dr. Francesco Milano, esperto in Nutrizione, ci illustra l'importanza della depurazione per sostenere la funzionalità dell'organismo. Particolare luce viene posta al fegato, organo di detossificazione per eccellenza, che espelle le tossine accumulate nel corpo. Avere cura del proprio fegato è pertanto fondamentale.

"La ricerca moderna ha dimostrato che una grande varietà di piante medicinali possono neutralizzare o detossificare le tossine e proteggere così il nostro corpo. In particolar modo proteggono o sostengono gli organi emuntori che sono gli organi deputati alla eliminazione delle sostanze di scarto o dannose per l’organismo. A questi organi si ascrivono i polmoni, le vie urinarie, la pelle, il fegato, l’intestino, il mesenchima ed il sistema nervoso che consentono di proteggerci dall’effetto tossico di farmaci o composti chimici, attraverso una protezione diretta, ovvero, sostenendo i processi di detossificazione ed eliminazione endogeni.

Esistono numerose piante medicinali che possono essere impiegate per sostenere i fisiologici processi attraverso i quali l’organismo elimina le molecole di scarto di derivazione esogena o endogena. Le piante medicinali possono essere usate sia singole sia in associazione, a seconda della situazione che si osserva.

Mi piace sottolineare l’importanza del fitocomplesso, cioè un insieme di molecole contenute nella pianta che, agendo in sinergia, non solo potenziano l’effetto desiderato rispetto al principio attivo singolo, bensì vanno ad agire anche su altre problematiche e quindi a riequilibrare l’intero sistema. è per questa ragione che molte piante medicinali possiedono diverse proprietà benefiche e trovano impiego in differenti associazioni per diverse problematiche.

L'azione detossificante del fegato si esplica attraverso complesse attività chimiche che generalmente sono gestite da due fasi principali:

La fase di trasformazione o fase 1, attraverso la quale il fegato modifica la struttura delle sostanze tossiche e le rende reattive e la fase di coniugazione o fase 2, attraverso la quale le molecole vengo rese più idrosolubili per favorire l’eliminazione mediante le urine o la bile.


La detossificazione del fegato in genere consente indirettamente la depurazione degli altri organi emuntori che dialogano con lui, detossificare il fegato vuol dire depurare il corpo, migliorare le funzionalità vitali e metaboliche, “sentirsi” meglio ovvero migliorare il sonno notturno, sentirsi meno stanchi, regolarizzare il transito intestinale e aumentare il senso di benessere.

Un fegato in qualche modo affaticato da scorrette abitudini alimentari, uno stile di vita non adeguato, come ad esempio l’abitudine al fumo di sigaretta e il consumo di alcolici, può condurre anche ad alterazioni del metabolismo e dell'utilizzo dell'energia.

Come possiamo trovare un aiuto dalla natura?

Sicuramente dieta ed esercizio fisico aiutano l’organismo a favorire i naturali processi endogeni di eliminazione delle scorie e di agenti nocivi dovuti a fattori non modificabili come l’inquinamento ambientale o eventuali residui presenti nella nostra dieta.

La natura ci offre numerose piante che possono sostenere le funzionalità della ghiandola epatica come ad esempio il cardo mariano (Sylibum marianum L.), la fumaria (Fumaria officinalis L.), il tarassaco (Taraxacum officinale Weber), il combreto (Combretum raimbaultii Heck.), il carciofo (Cynara scolymus L.), l’elicriso italico (Helichrysum italicum Roth) ed il tiglio (Tilia cordata Mill.) solo per citarne alcuni.

I meccanismi di azione attraverso i quali queste piante esplicano la loro azione sono differenti, grazie ai differenti principi attivi in esse contenute.

Principalmente si ritrovano:

  • Principi amari
  • Antiossidanti
  • Epatoprotettivi

CARDO MARIANO

Il cardo mariano, l’etimologia della parola che ne descrive il genere, proviene dal greco ‘Silybon’, che rappresenta il termine con cui anticamente veniva chiamato il cardo, in tutte le sue specie. Invece l’epiteto che lo specifica, sembra sia legato alla Madonna. Un’ antica leggenda, narra infatti che Maria, durante la sua fuga in Egitto, nascosta per allattare Gesù, abbia involontariamente fatto cadere delle gocce di latte, che chiazzarono di bianco il verde delle foglie dei cardi che le erano vicino. Dagli acheni del cardo mariano si estrae la silimarina, una miscela di flavonolignani (silibina, silidianina, isosilibina e silicristina) noti per le proprietà depurative e protettive sul fegato. Il cardo mariano viene utilizzato in tutte le epatopatie (alcoliche, tossico-metaboliche, iatrogene e croniche) in cui sia rilevato un danno anatomo-funzionale, dato che effettua un'azione rigeneratrice nei confronti della cellula epatica e rende più resistente la cellula nei confronti degli agenti epatotossici. Inoltre è un efficace antiossidante dato che cattura i radicali liberi.

FUMARIA

Per quel che riguarda la fumaria, deve il suo nome all'odore acre ed acido che sprigionano le radici quando viene estirpata. I principi attivi in essa contenuti appartengono a diverse classi come gli alcaloidi Fumarina (o Protopina), Fumoficinalina, Sinactina, Coridamina, Fumarosina, Sanguinarina, Criptopina, Stilopina. Questi alcaloidi in toto hanno una efficace azione anti-istaminica, antiaggregante delle piastrine e sudorifera, i flavonoidi Rutina, Isoquercitina, Kampferolo. Sono dotati di eccellente azione antispastica biliare e diuretica, oltre che leggermente sedativa. Infine acidi organici: Acido fumarico, acido protocatechico, acido caffeico, acido clorogenico, acido citrico, acido malico e glicolico che agiscono regolarizzando il metabolismo epatico.

TARASSACO

Il Tarassaco, comunemente noto con il nome popolare di piscialetto, che ricorda la sua azione diuretica, ha anche proprietà epatoprotettive e depurative, grazie anche ai principi amari in esso contenuti. La pianta fresca di Taraxacum officinale contiene una serie di sostanze bioattive. La foglia contiene principalmente derivati dell’ acido taraxinico (sesquiterpenlactone), triterpeni e steroidi, flavonoidi (glicosidi dell'apigenina e luteolina), vitamine (B1, B2, C, E).

La radice, invece, è particolarmente ricca di sesquiterpenlactoni, acido taraxinico e taraxacolide, triterpeni e steroidi, taraxacosidi,acido linolico e linoleico. Oltre all’impiego erboristico, viene comunemente raccolto e consumato in insalate, minestre e come contorno. In particolare con i boccioli si possono preparare conserve ed utilizzati alla stregua dei capperi in salamoia.

COMBRETO

Il combreto la cui etimologia deriva da Combretum, antico nome latino, usato da Plinio, di etimo ignoto. Adottato da R. Brown per la famiglia che ha per tipo il genere Combretum, togliendola dalle Eleagnee. Raimbaultii, dedicata da Heckel al missionario Raimbault che per primo la fece conoscere come mezzo curativo popolare. Contiene polifenoli, flavonoidi (vitexina), Olio essenziale, triterpeni e acidi organici.

In passato, l'estratto fluido ottenuto dalle foglie di combreto era utilizzato come colagogo, diuretico e lassativo; era quindi indicato soprattutto in presenza di insufficienza epatica, ittero, litiasi biliare, colecistopatie e dispepsie.

CARCIOFO

La parola carciofo, la cui radice è usata per indicare questa pianta in una parte delle lingue indoeuropee, procede dall'arabo kharshuf.

Nei dialetti del nord Italia solitamente viene chiamato "articiocco" o "articioc", termine mutuato dal francese artichaut. Nelle Marche e in Abruzzo viene chiamato "scarcioful", in Campania "carcioffola", in Calabria "caccioffulu" o "cancioffulu" e in Sicilia "cacocciula"; in sardo campidanese si usa il termine spagnolo "cancioffa". I  carciofi sono i carboidrati, tra i quali si distinguono l'inulina e le fibre.

I minerali principali sono il sodio, il potassio, il fosforo e il calcio.

Tra le vitamine prevale la presenza di B1, B3, e piccole quantità di vitamina C.

Più importante per spiegare le attività farmacologiche degli estratti di carciofo, principalmete coleretiche e colagoghe, è la presenza di un complesso di metaboliti secondari caratteristici: derivati dell'acido caffeico: tra gli altri acido clorogenico, acido neoclorogenico, acido criptoclorogenico, cinarina. Flavonoidi: in particolare rutina.Lattoni sesquiterpenici: tra gli altri cinaropicrina, deidrocinaropicrina, grosseimina, cinaratriolo.
Ad uso alimentare vengono usati i boccioli floreali, mentre ad uso erboristico le foglie.

ELICRISO

L’elicriso, Il suo nome deriva dalle parole greche helios (sole) e chrysos (oro), sia perché ogni capolino di colore giallo brillante ricorda il sole sia perché la pianta, molto frugale, vive in luoghi assolati (dalla costa fino all'alta collina). Le sommità fiorite dell'elicriso sono utilizzate in fitoterapia nel trattamento delle allergie, che colpiscono le vie aeree e i tessuti cutanei. Gli studi clinici odierni hanno infatti dimostrato l'utilità dell'elicriso nelle affezioni dell'apparato respiratorio sia di tipo allergico che infettivo, giustificata dalla presenza di olii essenziali (neroli, nerile acetato, alfa e beta pinene, geraniolo, sesquiterpeni, furfurolo, eugenolo), flavonoidi (narigenina, apigenina, campferolo, elicrisina, quercitrina) e triterpeni (alfa amirina, acido ursolico, acido boswellico), elipirone, sitosterolo, acido caffeico, Questi principi attivi nella loro azione sinergica conferiscono alla pianta proprietà antistaminica, antinfiammatoria, espettorante e antibatterica.

TIGLIO

Il tiglio, il nome deriva dal greco ptilon, che vuol dire ‘ala’, ma sono tante le credenze popolari e le tradizioni di diverse origini che collegano il tiglio all’amore coniugale e all’universo femminile. Il mito greco, infatti, ne ha fatto una pianta sacra ad Afrodite. Il miele di fiori di tiglio è da sempre utilizzato in cucina, così come la fragranza che se ne ricava viene utilizzata per addolcire e aromatizzare dolci e sciroppi.

  • Antianemico e antinfluenzale: ricco di vitamina C, previene i malanni invernali, favorisce l’assorbimento del ferro, e ha la capacità di abbassare la pressione del sangue. 
  • Antipiretico: abbassa la febbre, se preso come tisana, perché favorisce la sudorazione durante l’attacco febbrile.
  • Sedativo: agisce come calmante per l’ansia, per la tosse e per l’insonnia, grazie ai principi attivi che hanno azione rilassante per il sistema nervoso.
  • Espettorante e mucolitico: svolge un’azione emolliente, antinfiammatoria e mucolitica grazie al ricco complesso di flavonoidi e mucillagini che si ritrova in particolare nei fiori, e si rivela utile in particolare per la tosse grassa.
  • Antispasmodico: indicato soprattutto in caso di intestino irritabile.
  • Cicatrizzante: svolge azione cicatrizzante grazie ad una sostanza contenuta nelle foglie, utili sotto forma di cataplasmi in caso di piccole ferite.

L’alburno del tiglio, finemente spezzettato, viene utilizzato come infuso per controllare i livelli di colesterolo ematico."

dr. Milano Francesco

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